PARIGI - Ecco la cassetta degli attrezzi preannunciata sabato da Angela Merkel e adottata dai 15 Paesi che aderiscono all'eurozona. Secondo una bozza del documento finale, preparata dalla presidenza francese, i 15 si sono messi d'accordo per dotarsi di una strategia comune fondata essenzialmente su due capisaldi: la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà e la garanzia pubblica sui prestiti interbancari. Quest'ultima è la misura più urgente per gli istituto di credito europei, in buona parte afflitti dalla paralisi di liquidità e non tanto dal rischio d'insolvenza come nel caso delle banche americane. Lo schema di garanzie pubbliche durerà fino alla fine del 2009 e coinvolgerà qualsiasi strumento di rifinanziamento sul mercato interbancario, anche sul medio lungo-termine per titoli di debito con una scadenza che può andare fino a un massimo di cinque anni. I capi di Stato e di Governo dell'Eurogruppo auspicano inoltre la creazione da parte della Banca centrale europea di un meccanismo per l'emissione di commercial paper destinati alle società finanziarie e a quelle non finanziarie. Quest'ultima misura è simile a quanto già fatto dalla Federal Reserve, anche perché negli Stati Uniti il mercato dei commercial paper come forma di finanziamento per le imprese è più sviluppato rispetto all'Europa.
Le garanzie pubbliche sull'interbancario saranno estese a tutti gli istituti stranieri o filiali di banche straniere presenti sui rispettivi territori nazionali, proprio per evitare quelle distorsioni che si erano venute a creare dopo la decisione dell'Irlanda e l'annuncio del piano Brown per il salvataggio del sistema bancario inglese.
Sul fronte del rafforzamento del capitale, i Governi dell'eurozona si impegnano a fornire le risorse necessarie, sotto forma di azioni privilegiate, per rispettare il coefficiente patrimoniale di base Tier 1. Secondo lo schema le autorità politiche vigileranno affinché vengano tutelato l'interesse dei contribuenti degli azionisti in caso di ricapitalizzazione di un istituto in difficoltà e per il quale il management ''dovrà subire le dovute consequenze'' dell'intervento di salvataggio. Il documento suona anche la campana a morto, almeno in Europa, della valutazione degli assets secondo il criterio mark-to-market, che ''in mercati illiquidi non è più appropriato'' e invita in proposito la Commissione europea a prendere misure immediate per implementare le conclusioni dell'Ecofin del 7 ottobre.